Arance, limoni, cedri e mandarini
I frutti del Maghreb- Stefania Martinez
- 10 giugno 2021
Arance, limoni, cedri e mandarini raccontano la Sicilia, ne sono simboli iconici.
La Sicilia, terra di poeti e letterati, di cantastorie e cantautori, di pittori e scultori… ognuno in modo personale racconta la propria terra descrivendone luoghi incantati, colori forti abbagliati da un sole prepotente che ne amplifica la percezione. Con il cuore pieno di ricordi e speranze, di rimpianti e nostalgia, in tante opere c’è la descrizione di paesaggi agresti dove a far da padrone sono proprio gli agrumi.
Arance, limoni, cedri, mandarini, i frutti succosi e variopinti che caratterizzano il paesaggio e le zagare, i fiori che con il loro inebriante profumo annunciano l’arrivo della primavera. Anche noi vogliamo, a modo nostro, descrivere un paesaggio, il nostro paesaggio… la Sicilia e i Siciliani attraverso gli agrumi, pennellate che riempiono di colore i nostri luoghi. Eccoci in un limoneto che fa da cornice ad una antica villa nella tenuta valdericina della signora Maria Antonietta Aula.
L'eredità di Yussuf
In moltissimi paesi della Sicilia “arancia” in dialetto siciliano si dice “partuallo” o “purtualla”, indifferentemente declinato al maschile o al femminile, a secondo della tradizione orale tramandata nel corso di 1200 anni. Quello che è uguale è l’origine semantica del termine che deriva dall’arabo burtuali, parola che si traduce con “arancione” con riferimento al colore. Recita una poesia del prete nisseno Don Angelo di Noto: Li saracini abbasta ni lassaru / jardinedda d`aranci e di limuna / ulivi e minnuliddi ni chiantaru, / ca d`a Sicilia su la gran curuna. (Gli arabi infine ci lasciarono / giardini di aranci e limoni / piantarono ulivi e mandorli / che della Sicilia sono la grande corona).
La cucina araba conquista la Sicilia
Furono, infatti, proprio gli arabi, i saracini, ovvero i musulmani del Maghreb, che sbarcando nell’827 a Marsala rivoluzionarono, insieme agli aspetti sociali ed amministrativi, il campo culinario dei siciliani, fino a quel momento legati alla tradizione gastronomica greco-romana e bizantina.
Agli arabi si deve l’introduzione degli agrumi, dello zucchero di canna, della cannella e dello zafferano, oltre a quella del riso. Arabi sono l’uso in cucina di gelsomino, anice, sesamo e le tecniche per la produzione di granita, sorbetto, e gelato che venivano prodotti allora, come oggi, prevalentemente con gli agrumi: arance, limoni, cedri e mandarini. Questi ultimi nella più nota variante delle “clementine”. Sono i frutti che caratterizzano l’inverno siciliano: infatti la loro maturazione avviene dal mese di novembre fino alla primavera, ma si possono raccogliere addirittura fino a giugno – luglio.
Sua maestà il Limone, il re dei giardini
Su tutti il più prolifico è il limone che può fruttificare persino in estate. Se gli agrumi caratterizzano il paesaggio agricolo siciliano, il limone caratterizza i giardini dei siciliani. Ogni siciliano che possegga un pezzetto di terreno, per minuscolo che sia, avrà una pianta di limoni. Perché per noi siciliani il limone non si compra al mercato, ma si coglie dall’albero. Aranceti e limoneti sono diffusi ovunque nella nostra terra, in particolare nella piana di Catania, nella piana di Licata e di Ribera, nella Conca d’Oro di Palermo ed a Ciaculli, nel Siracusano, nel messinese, aree nelle quali aranci, limoni, cedri ed altri agrumi vengono coltivati in maniera intensiva rappresentando anche pezzi importanti della economia locale.
Gli agrumi nel trapanese
In provincia di Trapani aranceti e limoneti sono concentrati nell’intorno delle campagne di Calatafimi - Segesta, lungo le rive del fiume Modione ove si coltivano l’arancia detta “ovoletta” e profumatissimi limoni, ideali per la produzione di raffinati liquori, il classico “limoncello” che si può trovare e gustare a fine pasto in quasi tutti i ristoranti. Limoneti sono concentrati anche nell’agro ericino nelle terre tra Valderice e Buseto Palizzolo.
Aromi di Sicilia
L’uso di arance, limoni, cedri e mandarini nella cucina siciliana è diffusissimo ed ha funzione aromatizzante. Gli agrumi, in particolare mandarini ancora verdi e limoni, si possono lasciare a macerare per giorni nell’olio d’oliva; poi si filtra il tutto e si ottiene un olio aromatico da utilizzare sul pesce o sulle insalate.
Canditi agli agrumi si usano in pasticceria, in particolare i cedri, ma anche scorze di arance e limoni, che possono essere ricoperte di cioccolato fuso. In Sicilia molti dolci di mandorla e zucchero vengono aromatizzati con arancia e limoni. Le marmellate di agrumi sono ottime; i limoni, in particolare, contengono molta pectina naturale e quindi la marmellata non necessita di una lunga cottura.
La confettura di arance è citata perfino nel leggendario ricettario di Pellegrino Artusi.
Per tornare al salato: limone e arancia sono ingredienti essenziali per la riuscita di un buon piatto di sarde a “beccafico”. Arance e limoni sono al centro di molti piatti, primi e secondi, insieme ad un’altra grande accoppiata made in Sicily: mandorle e pistacchi (rigorosamente di Bronte, of course).
Cedro e sale
Infine chiudiamo questa breve carrellata tra arance, limoni, cedri e mandarini con un “manciare” tipicamente palermitano ma noto in gran parte della Sicilia: “u pipittuni a stricasale”, ovvero il cedro con la sua scorza odorosa di limone, giallo-verdastra, grossa e bitorzoluta e una polpa acida e poco succosa. Sotto la buccia, l’albedo, molto spesso, è commestibile e viene mangiato insieme alla polpa per stemperare la caratteristica acidità. I palermitani, durante i giorni del festino di Santa Rosalia, lo gustano con un pizzico di sale cosparso sopra (‘a stricasale), e rappresenta un cibo della tradizione.
Curiosità da collezionisti
Le arance, nel passato soprattutto, anche se alcuni produttori continuano a farlo ancora oggi, venivano spedite avvolte in carta velina. Ogni incarto recava disegni, scritte, marchi a seconda del produttore. Oggi quegli incarti sono divenuti preziosi oggetti da collezione esibiti anche in musei ed archivi privati. Controllare sul web per osservare centinaia di esemplari degli artistici, caratteristici e coloratissimi incarti di arance siciliane.
Recentemente collezionisti tedeschi si sono aggiudicati all’asta veline da incarto degli anni 30 a 7 euro ciascuna, mentre un americano ha speso ventimila dollari per una collezione molto ricca.
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