Salemi

Tre elementi caratterizzano Salemi, città dall’impianto urbanistico arabo-medievale: le tracce storiche e architettoniche delle tre religioni monoteiste, la tradizione dei pani rituali, la memoria garibaldina.

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Il borgo medievale, inserito tra “I borghi più belli d’Italia”, vede al suo interno il quartiere arabo del “rabato” e quello ebraico della “giudecca”.

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Il centro ha impianto arabeggiante, con vicoli ciechi molto articolati, cortili e scale ripide su strapiombi. La cattedrale, distrutta dal terremoto del 1968, fu molto probabilmente edificata sopra l’antica moschea, così come il castello Normanno edificato sopra i resti di una fortificazione araba e forse prima ancora romana.

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Salemi: Araba anche nel nome

Salemi sorge sul sito dell'antica città elima di Halyciae, ma nell'827 finì sotto la dominazione berbera. Non ci sono fonti storiche sull’origine del nome. Secondo alcuni deriverebbe da “Saleiman” figlio del comandante che conquistò Alicia; poi c’è l’assonanza con l’arabo “Salam”, città salubre e sicura; infine l’accostamento allo shalom ebraico che, sempre in arabo, è “Salam” ma inteso come pace.

Garibaldi e i Mille

Giuseppe Garibaldi, dopo lo sbarco a Marsala l’11 maggio, giunse a Salemi il successivo 14 maggio 1860. Accolto con entusiasmo dalla popolazione proclamò un governo autonomo rispetto a quello palermitano dei Borbone. Ancora oggi la piazza del municipio, è chiamata "Piazza Dittatura" e una lapide ricorda che Garibaldi si proclamò dittatore del Regno delle Due Sicilie. In quella stessa giornata per la prima volta fu issato il tricolore che sventolò sul castello Normanno. Per un giorno Salemi fu proclamata "capitale d'Italia".

Il terremoto del '68

Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio, un terremoto fece tremare la valle del Belìce. Salemi subì gravi danni nel centro storico che, nonostante fosse ampiamente recuperabile, fu progressivamente abbandonato. Solo negli ultimi venti anni ha visto un ritorno dei salemitani alle antiche abitazioni che si sviluppano attorno al castello e al Collegio dei Gesuiti in un tessuto urbanistico ricco di dimore patrizie e chiese. Simbolo del sisma è piazza Alicia dove i ruderi della Madrice sono testimoni muti. Quanto rimasto della antica chiesa è stato recuperato con un prezioso e coraggioso intervento dell’archistar portoghese Álvaro Siza. Da visitare l’Antico Duomo di San Nicola di Bari, danneggiato dal Terremoto, il Collegio dei Gesuiti (1642); la Basilica paleocristiana di San Miceli, e le numerose chiese del centro storico, oltre al castello Normanno rimaneggiato da Federico II di Svevia nel XIII secolo.

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La città dei pani

Il 19 marzo si celebrano le Cene di San Giuseppe. Le "cene" sono altari votivi costituiti da una struttura in legno, ricoperta di foglie d'alloro e mirto, addobbata con arance e limoni e piccoli pani ricamati detti "Cuddureddi".

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I pani vengono realizzati in foggia di animali, piante e utensili da lavoro e ve ne sono tanti quante sono le celebrazioni di santi, occasioni e ricorrenze: dai "Cuddureddi" di sant'Antonio Abate, ai Cavadduzzi di San Biagio; dai Cucciddati di San Francesco di Paola, ai Pani di sant'Antonio da Padova, i Panelli di san Nicolò da Tolentino, i Pani di santa Elisabetta d'Ungheria. E ancora: "u peri di voi" Piede di Bue confezionato con la prima farina del nuovo raccolto, i Manuzzi, in occasione della commemorazione dei defunti del 2 novembre, "u Carcocciulu" il carciofo per le feste natalizie.

Ai Pani è dedicato il Museo del Pane Rituale. Ospita più di 1000 pani rituali della tradizione salemitana e altri provenienti da altri paesi dell'isola.

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