I vini trapanesi
Protagoniste le uve grillo, inzolia e catarratto- Francesco Rodriguez
- 7 maggio 2022
I Vini Trapanesi compagni di viaggio nella Sicilia occidentale. Un viaggio in Sicilia, si sa, é sempre un viaggio diverso. Presto ci si accorge di essere, sì protagonisti, ma di una sceneggiatura scritta da mano misteriosa.
Non prendi la Sicilia; é la Sicilia che prende te. Lo fa con una ancestrale arte di seduzione, forse magica. Che fosse proprio questa la terra della maga Circe? Lo fa con la sua luce, con i suoi colori, con il suo sound, quello dei suoi mercati e delle sue città, lo fa con i suoi profumi. Ti prende con i profumi dei suoi vini, perché questa é terra di vini e Trapani con la sua provincia, ne sono il luogo eletto. Con il famoso e storico Marsala ma anche con sorprendenti vini moderni di facile beva, ideali compagni di un aperitivo rinfrancante in uno dei tanti locali della “movida”, come di una cena in un ristorante in riva al mare.
La rivoluzione copernicana dei vini trapanesi
I vini trapanesi sono stati protagonisti di una autentica rivoluzione negli ultimi decenni. Una rivoluzione che potremmo a buona ragione definire Copernicana, che ha consentito la transizione da vini austeri e di struttura imponente a vini più semplici ma pur sempre affascinanti. Soni nuovi, i vini trapanesi,ma figli di una plurimillenaria tradizione viticola, perché sembrano essere legati più alla capacità di reinterpretare i vitigni autoctoni che non all’introduzione dei soliti vitigni internazionali.
Così, per esempio, “rotto il guscio dell’uovo” del Marsala, sono venuti fuori Grillo, Catarratto e Inzolia, i vitigni suoi principali artefici. I viticoltori hanno affinato le metodiche di coltivazione, mettendo a freno l’eccessivo tenore alcolico privilegiando la tutela degli aromi e di una buona acidità. Gli enologi hanno adottato moderne tecniche di produzione al fine di garantire “pulizia” e valorizzazione aromatica del frutto.
Grillo, Catarratto e Inzolia, i vitigni “rivoluzionari”
Adesso scopriamo le caratteristiche di queste uve e, quindi dei vini trapanesi che da esse derivano.
IL GRILLO , il vitigno che assicura al Marsala struttura e longevità, oggi viene “coccolato” da viticoltori ed enologi per moderarne l’esuberanza alcolica ricavando vini freschi e di pronta beva, sempre dotati di buona struttura ma in grado di esprimere caratteristiche piacevolmente “verdi” di erbe aromatiche tipiche della macchia mediterranea: il fieno maturo appena reciso, il timo limonato, la salvia per spingersi spesso anche alle sensazioni fruttate di agrumi. Da bere a tutto pasto.
L'INZOLIA, coltivata anche in Toscana dove viene chiamata Ansonica, é stata la prima protagonista, spesso in associazione con altre uve, della “rivoluzione” dando luogo a vini che, sostenuti da grandi aziende, hanno raggiunto una buona diffusione in Italia ma anche all’estero. Si fa apprezzare per la sua propensione ad esprimere aromi di frutti tropicali maturi: l’ananas, la papaia ma poi anche la mela e sensazioni floreali di acacia. Tutto pasto.
IL CATARRATTO, forse il vitigno a bacca bianca più diffuso, il più “siciliano” perché profuma d’agrumi. Spingendosi, talvolta, fino al pompelmo rosa maturo. Aperitivo e primi marinari.
Infine, LO ZIBIBBO, che in passato veniva impiegato soltanto per la produzione del famoso “Passito di Pantelleria”, vino dolce, oggi favorevolmente impiegato per la produzione di vini bianchi secchi aromatici, buoni come aperitivo di notevole impatto o per accompagnare piatti elaborati.



E, dunque, suvvia…“prendete e bevetene tutti…”
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