Il vino Marsala. Tipologie, caratteristiche e storia

L’epopea in bianco e nero del “Victory Wine”

Dal successo al dimenticatoio. Dal palcoscenico al circo. Parlare di vino Marsala è come raccontare di un’attrice consumata, dal trucco sbavato, gonfia di nostalgia per i fastosi tempi in cui calcava le scene con fierezza. Dai brindisi vittoriosi durante le battaglie sulle navi di Sua Maestà britannica, a vino da cucina per inumidire i pan di spagna o per sfumare le scaloppine.

Qualcuno si domanderà cosa ha inceppato l’ingranaggio del successo. L’unica risposta plausibile è che il troppo successo ha determinato la fine di questo vino. Gli interessi economici hanno prevalso sulla qualità, così da creare un mercato parallelo che potesse soddisfare le ingenti richieste.

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Cosa ne è stato del Marsala di qualità è presto detto, una bottiglia da lasciare sullo scaffale o in cantina a prendere polvere. In genere vicino a quella del Martini. Il disciplinare di produzione parla chiaro, sono ammesse circa trenta uve, tra bianche e rosse per produrlo. Vi sono oltre dieci tipologie diverse, suddivise per colore o residuo zuccherino. Come se fosse necessario aggiungere tipicità a un vino che è già tipico di suo. Il Marsala infatti si fa al contrario rispetto agli altri vini: ricerca l’ossidazione e ne fa una virtù. E poi è un vino fortemente legato al territorio, che vive delle ricette di famiglia per creare la “mistella”, la soluzione di mosto d’uva tardiva e acquavite che si aggiunge ai vini cosiddetti “conciati”. Vi sono degli enologi specializzati solo in quello, ma ormai si contano sulle dita di una mano.

Il declino del Marsala di qualità è un dato di fatto. Una recente ricerca commissionata da una delle case produttrici più famose ne rivela un consumo come vino da meditazione pari al 17%, tutto il resto si perde tra i fornelli. Rendere giustizia a questo storico vino (quella del Marsala è una delle più antiche DOC in Italia) è come rendere conto al nostro onore di italiani.

Durante la spedizione dei Mille, non vi era brindisi se non con il Marsala. Solo due o tre case vinicole producono ancora dei Marsala di qualità. Assaggiarli, farseli raccontare da qualcuno e comprenderli è la sfida che vi rivolgiamo. Resterete stupiti, forse non nell’immediato, da questo vino complesso e potente. Lo stesso che ha conquistato il cuore dell’ammiraglio Nelson dopo la battaglia di Trafalgar, lo stesso che non a caso fu chiamato da allora “victory wine”.

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Tipologie di Marsala

Marsala vergine

Derivato da sole uve bianche e addizionato, dopo la fermentazione, con etanolo e acquavite di vino.

il Marsala “vergine” deve però essere sottoposto ad invecchiamento con il metodo soleras per arrivare ad essere commercializzato nei tipi:

• Marsala vergine con invecchiamento di almeno cinque anni

• Marsala vergine riserva con invecchiamento di almeno dieci anni

Marsala conciato

A cui, dopo la fermentazione, è stato aggiunto:

  • etanolo
  • mosto cotto, che influirà sugli aromi ed il colore del vino
  • mistella (o sifone) cioè una miscela di mosto d'uva tardiva che influisce sul grado zuccherino e sui profumi, e mosto concentrato per conferire maggiore morbidezza ai quali si aggiunge etanolo per bloccare la fermentazione
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Il Marsala “conciato” si differenzia per l’invecchiamento in:

  • Marsala fine, minimo 1 anno di invecchiamento
  • Marsala superiore, minimo 2 anni di invecchiamento
  • Marsala superiore riserva, minimo 4 anni di invecchiamento

O per colore:

  • Oro, prodotto da uve a bacca bianca, è vietata l’aggiunta di mosto cotto.
  • Ambra, prodotto da uve a bacca bianca, con aggiunta di mosto cotto superiore all’1%.
  • Rubino, prodotto da uve a bacca nera, con eventuale aggiunta massima del 30% di uve a bacca bianca; è vietata l’aggiunta di mosto cotto.

O per residuo zuccherino:

  • Secco, con zuccheri inferiori a 40 gr. per litro
  • Semisecco, con zuccheri superiori a 40 gr. per litro e inferiori a 100 gr. per litro
  • Dolce, con zuccheri superiori a 100 gr. per litro

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