Il mito popolare del cacio all'argentiera

Il piatto dell'invidia

Passeggiando tra i vicoli del cento storico di Palermo sembra ancora di sentire il chiacchiericcio delle “commari” e gli strumenti di lavoro degli artigiani. Due realtà apparentemente separate, ma che in verità hanno influenzato per secoli usi e costumi della società.

Tra gli artigiani figura di spicco era quella degli argentieri, specializzati nella lavorazione dell’argento e dell’oro.

Erano considerati dalla società ricchissimi sia perché lavoravano i metalli preziosi, sia perché avevano sempre il fuoco acceso. Condizioni che suscitavano l’invidia del vicinato.

Ma la ricchezza di questi artigiani era solo apparente. Infatti, anche gli argentieri erano in difficoltà economiche: a fornire la materia prima era il committente al quale dovevano consegnare, oltre al lavoro commissionato, anche la limatura e gli eventuali ritagli d’oro e argento. Il fuoco era una necessità perché senza di esso non avrebbero potuto lavorare.

Nel passato, e in Sicilia fu così fino agli anni ‘50, il ceto sociale e il corrispettivo potere economico venivano determinati dal numero di volte che una famiglia cucinava al giorno, o addirittura alla settimana e, quindi, alla possibilità di sostenere non solo le spese per l’acquisto del cibo, ma anche quelle per la legna e per il carbone necessari per la cottura e il riscaldamento. Informazioni che venivano addirittura annotate nei contratti prematrimoniali.

Ben noto è l’orgoglio delle donne siciliane soprattutto quando non vogliono dare soddisfazione alle malelingue: si narra che la moglie di un noto argentiere dell’epoca ideò un piatto proprio per suscitare volutamente l’invidia del vicinato. Il mito popolare racconta che la donna per mascherare la reale condizione economica nella quale si trovavano, mise in una padella i pochi ingredienti rimasti nella sua cucina: una fetta di caciocavallo accompagnata da una dose parsimoniosa di olio, alcune gocce di aceto, aglio e origano.

La speciale alchimia data dagli ingredienti sprigionò nell’aria un odore intenso, identico a quello del coniglio alla cacciatora, grazie al quale le vicine pensarono che la moglie dell’argentiere stesse certamente cucinando del coniglio e non del semplice formaggio. Abilità e inventiva hanno dato così vita ad uno degli antipasti tipici della gastronomia siciliana: il cacio all’argentiera (clicca qui la ricetta).

cacio all’argentiera
cacio all’argentiera

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