Le chiese sconsacrate di Erice
Quando il sacro diventa profano- Francesca Adragna
- 24 febbraio 2023
Erice, la città d’origine fenicia che sorge sulla cima di Monte San Giuliano, ha concretizzato la sua vocazione all’innalzamento dello spirito sin dai suoi albori.
La chiamano anche “città delle cento chiese” e non perché siano cento ma perché sono davvero tante.
Il culto della dea Tanit, in seguito Afrodite, fu il primo con tutte le sue accezioni e sfaccettature: la bellezza femminile, l’erotismo, le vestali, la prostituzione sacra, la fecondità e la maternità che è diventata il ponte per il culto della Madonna in epoca cristiana.
Il gran numero di chiese su un territorio relativamente piccolo è dovuto, probabilmente, alla necessità di fronteggiare il culto pagano così radicato ad Erice.
Il fatto che immediatamente dietro ognuna delle tre porte lungo la cinta muraria della città, sorgessero non meno di due chiese sottolinea l’urgenza simbolica di dichiarare la forte spiritualità di questa rocca sul mare.
Un altro motivo è legato al fatto che in ogni famiglia c’era qualche figlio cadetto che, prendendo gli Ordini, decideva di celebrare messa Pro domo sua e, potendoselo permettere, erigeva cappelle ed altari in prossimità della propria abitazione.
Già lungo le pendici del Monte sorgono le prime chiese, dette rupestri, i cui ruderi, alcuni dei quali affrescati, s’incontrano percorrendo i sentieri che conducono alla città di Erice, ma quello che vi vogliamo raccontare riguarda alcune di quelle chiese che, nel corso dei secoli, hanno mutato la loro destinazione.
Passeggiando per le vie del borgo la curiosità del visitatore viene stuzzicata da portali e colonnine che lasciano solo intuire la presenza del luogo di culto certamente esistito in quel punto.
Indagando sui testi degli storici che hanno fatto luce su questa affascinante realtà e dalle chiacchiere con qualcuno che ricorda i racconti dei nonni, abbiamo individuato diverse chiese dalle storie assai curiose.
Santa Lucia, per esempio, era la più piccola in assoluto: non c’era spazio neanche per le panche ed i fedeli, ancora negli anni ’40, andavano ad assistere alla messa portandosi la sedia da casa.
Essa custodiva degli affreschi e la statua della Santa, che dopo esser stata trafugata, magicamente ricomparve ed è ora tornata al suo posto nella reception di un b&b.
Nella chiesa di Santa Margherita, invece, si celebravano per lo più i funerali dei parroci come testimonia il ritrovamento di un paramento settecentesco di fattura francese, in pregiatissimo velluto nero con ornamenti argentei insieme ad un necessaire che conteneva preziosi calici e l’ostensorio; il parato era avvolto su di un bastone in modo che nel conservarlo non si spiegazzasse. Anche Santa Margherita è divenuta un b&b.
La chiesa del Fervore è invece oggi una pizzeria, mentre la chiesetta della Neve e quella di Sant’Antonio sono state adibite a garage.
La chiesa dei santi Rocco e Sebastiano fu prima carcere, poi sala cinematografica ed adesso sede del teatro Gebel Hamed.
La chiesa di Sant’Agnese è una bottega di alimentari come lo era stata la chiesa, in stile Rococò, del SS Sacramento delle Quarantore, prima di diventare un’abitazione privata. Questa viene infatti ricordata dagli abitanti di Erice come U’ Putiune (il grande negozio).
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