Le saline nella provincia di Trapani, tra vasche e mulini
- Fabio Pace
- 5 agosto 2021
Le saline sono elemento costituente e inconfondibile del paesaggio che da Trapani, lungo la strada SP 21, giunge a Marsala: i mulini a vento, le ampie luminose vasche nelle cui acque si specchiano il sole e le nubi, i canali scuri, i cumuli di sale bianchissimo il cui lucore abbaglia quando non sono coperti con le “ciaramire” (tegole di terracotta) per proteggerli dalla pioggia. Un paesaggio immutato da secoli, in passato molto più ampio.
L’espansione edilizia, negli ultimi 60 anni, ha sottratto alla produzione molte saline. Un paesaggio che, sebbene abbia una componente naturalistica altissima, è frutto dell’intervento e del lavoro dell’uomo.
Le saline sono terre strappate al mare o, anche, acquee governate e ricondotte a terra attraverso i canali. Trapani è intimamente legata, oltre che per gli aspetti culturali e paesaggistici, anche per aspetti economici alla storia delle saline. Il suo porto e le flotte mercantili sono cresciute attorno alla produzione ed al commercio del sale.
Almeno fino ai primi anni del ‘900 l’esportazione del sale veniva affidata esclusivamente a navi a vela o a vapore: venivano dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Danimarca, dall’Inghilterra. È bene ricordare sempre che le saline sono, forse, il più alto ed antico esempio di sostenibilità: natura ed attività produttive convivono.
Un ambiente naturale
Muta e silente in inverno, durante la fase della coltivazione e della manutenzione delle vasche, la salina vive intensamente dell’attività umana in estate, la stagione del raccolto. La Riserva delle Saline di Trapani e Paceco, affidata al WWF, si estende su quasi mille ettari.
Flora e fauna sono collegate ai cicli delle vasche e all’alto grado di salinità delle acque di salina. Tra le specie vegetali caratteristiche della Riserva la Calendula maritima ed il cosiddetto “Fungo di Malta”, una pianta parassita rara: in Italia, oltre alla zona fra Trapani e Marsala, è possibile osservarla solo in poche aree costiere di Sardegna e Basilicata.
Nelle saline trovano rifugio gli uccelli migratori che vanno ad arricchire le già numerose varietà stanziali. Sono 208 le specie finora censite: fenicotteri, spatole, aironi bianchi maggiori, garzette, falchi di palude, avocette, cavalieri d’Italia, fraticelli, fratini. L’Avocetta è l’uccello che è stato preso a simbolo della riserva.
Visite guidate nella riserva
È possibile effettuare visite guidate all’interno dell’area protetta delle saline, prendendo contatto con il WWF (n. di tel. 0923.867700 - 327.5621529), ma è necessario concordare con almeno una settimana di anticipo la data.
Le escursioni durano circa due ore. Gli itinerari variano in base al periodo dell'anno ed alle condizioni meteorologiche. I periodi migliori, per l’osservazione della fauna migratoria, sono i mesi da febbraio a maggio, oppure da settembre a novembre, mentre durante i mesi estivi è possibile osservare gli uccelli solo in alcune aree e a distanza di rispetto (per tutelare la nidificazione alcuni accessi sono chiusi ai visitatori). Per le escursioni si suggerisce: scarpe comode, abbigliamento adatto a sentieri sterrati e fangosi, cappellino per ripararsi dal sole, giacca a vento, binocolo.
L'oro bianco
La produzione di sale marino per evaporazione in vasche risale a tempo immemore. Si narra che furono per primi i Fenici ad introdurre questa tecnica nel trapanese. È possibile ammirare lo splendore delle saline, ancora oggi funzionanti attraverso i mulini a vento, percorrendo la strada che da Trapani porta a Marsala.
Sale è sinonimo di conservazione, così è stato anche nei secoli, perché il sale ha sempre preservato prodotti deperibili come il pesce dal deterioramento. Tutti i derivati del tonno, tunnina, ficazza, salame, uovo, sono nati grazie alla salatura ed alla disidratazione del pesce per il trasporto via mare. La salamoia, ha fatto la fortuna di Trapani, possiamo dirlo. Oggi il cosiddetto “oro bianco” trapanese è tra i più pregiati nel mondo per la sua eccezionale sapidità, per la salubrità dovuta allo iodio, al potassio, al magnesio e ad una minore quantità di cloruro di sodio.
Il sale trapanese presidio Slow Food
Ecco perché questo prodotto artigianale è stato inserito ormai da diversi anni nel progetto di salvaguardia e tutela dei Presidi Slow Food e recentemente ne è stata riconosciuta la IGP, Indicazione Geografica Protetta.
Una conoscenza più approfondita ne aumenta le possibilità commerciali e di utilizzo anche nell’alta ristorazione. Molti chef nel mondo ne apprezzano proprio questi aspetti: la sapidità, intensa ma non aggressiva, la versatilità in cucina e la salubrità.
Il sale marino di Trapani è già presente in molte “carte dei sali” al ristorante, sotto forma di cristalli, fiocchi o grani.
Le saline dimenticate
Riemerge dal passato in tutta la sua bellezza la salina Calcara
«…E perciò l’isola viene detta ancora di S. Alesi. Antonio di Alfonso Regio Cavaliere, ebbe concessa dal Re Ferdinando detto il Cattolico la facoltà di potere edificare una Salina nel mare di Trapani l’anno 1504 per la quale ebbe l’Isola della Calcara».
Sono parole dello storico trapanese Padre Benigno da Santa Caterina, frate dell’ordine degli agostiniani scalzi, che fanno risalire a più di 500 anni fa l’origine della salina Calcara, dal nome dell’omonima isola in passato detta anche di Sant’Alessio per la presenza di una chiesetta ed una torre dedicati al Santo. Vi sono anche documenti ufficiali più antichi che concordano e provano le parole del frate trapanese.
La salina Calcara è stata funzionante e produttiva fino al 1955 prima di cadere nell’oblio. Talmente profondo che perfino per i trapanesi rivederla oggi, rimessa in produzione, centro di un sistema articolato di vasche e di canali, è una vera sorpresa. Gioiello di eccellenza per il sapiente ed attento lavoro di recupero che è stato fatto sui mulini a vento e su tutti gli impianti, canali compresi, circa tre chilometri, resi navigabili. Con la stessa cura ed attenzione è stato prima messo in sicurezza e poi recuperato il grande opificio, una struttura da 1800 metri quadrati edificata nel 1586 in cui si macinava, lavorava e conservava il sale.
La Salina Calcara oltre ad essere tra le più antiche, con i suoi 41 ettari è tra le più grandi, al punto che al suo interno, proprio sull’isola Calcara, v’è ancora oggi un piccolo bacino nel quale venivano armati e tirati a secco gli “schifazzi,” le antiche imbarcazioni da trasporto tipicamente trapanesi, che facevano la spola tra le saline ed il porto di Trapani, dove i velieri attendevano il prezioso carico di oro bianco che veniva esportato in tutto il mondo. Uno di questi schifazzi, il San Giacomo realizzato nel 1879, è oggi custodito e conservato presso la salina Calcara.
Luogo incantato, al centro della zona A di tutela integrale della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco. Salina pienamente in produzione ma anche luogo di fruizione unico al mondo dove convivono le emozioni che possono dare l’incrocio di storia, cultura del lavoro, ambiente, paesaggio. Un luogo assolutamente da visitare per i turisti, da riscoprire per i trapanesi.
Notizie Flash
Le saline Ettore e Infersa
Sono tre i mulini restaurati e funzionanti che si possono ammirare nelle saline Ettore e Infersa, nella laguna dello Stagnone, di fronte all'isola di Mothia. Uno straordinario scorcio di Sicilia che è stato scelto come location per la presentazione di un modello della Ferrari. Il mulino d’Infersa, è un vero gioiello di archeologia industriale.
È uno dei pochi in Europa perfettamente funzionante ed è visitato ogni anno da decine di migliaia di turisti. Risale al XVI secolo. Del tipo a stella (anche detto olandese), é tra i più grandi della zona. L’altezza complessiva della torre sfiora i tredici metri. Presso le saline Ettore e Infersa la società di gestione offre ai visitatori una serie di servizi: visita guidata al mulino ed alle saline; degustazioni; escursioni in canoa a Mozia e nella laguna dello Stagnone.
SOS Mulini
"Salviamo i mulini" è l’associazione nata a Paceco che si batte per il recupero conservativo dei mulini a vento, che sono uno dei simboli del nostro territorio.
Tra gli altri obiettivi che si propone l’associazione c’è anche il restauro delle antiche imbarcazioni per la navigazione fluviale dei canali, il ripristino di alcuni canali, la creare di moli per attracchi di piccole imbarcazioni da diporto, il restauro di bagli, all’interno limitrofi alla Riserva delle Saline di Trapani e Paceco. L’intento è quello di rendere l’area delle saline non un museo all'aperto ma un luogo vivo come è già stato fatto per le saline Ettore e Infersa nel territorio di Marsala.
Museo del Sale
Il Museo del Sale, nella frazione costiera di Nubia, è nell’antica “casa dei salinai”, un edificio di origine cinquecentesca con annesso mulino a vento. Dentro vi sono custoditi gli attrezzi ed i macchinari che in passato venivano usati per la coltivazione e la raccolta del sale.
Il Museo è al margine di un sistema di saline ancora in attività, facilmente raggiungibile in auto è aperto tutto l’anno.
L’ingresso costa pochissimo e ad accogliervi ci saranno i figli o nipoti del suo fondatore, Alberto Culcasi, vecchio e saggio salinaio da generazioni.
Vi spiegheranno come funziona la salina, e respirerete un po’ della vita di salina. Il Museo è anche un punto dal quale si gode la vista sulle Isole Egadi, si può osservare lo sky line della città dominata dalla montagna di Erice.
Turi Toscano il poeta delle Saline
Turi Toscano è una leggenda. Anche se non è più tra noi, ancora vivo è il ricordo. “Curatolo”, cioè curatore e responsabile della manutenzione, delle Saline Ettore e Infersa e delle fasi di coltivazione e raccolta del sale. In pratica, Re delle saline. Regno sconosciuto ai più, inesplorato e fascinoso, dimenticato da un’economia sempre più vocata alle agiatezze della tecnologia, ma sempre meno umana, e perciò distante dalla civiltà che l’uomo costruisce con le proprie mani. Turi Toscano, tenace lavoratore del sale e poeta cantò i suoi versi, tra cielo e mare, come lo può fare un vero poeta del popolo. Visitando le saline Ettore e Infersa, al tramonto, si comprende come i versi in dialetto di Turi siano stati prepotentemente dettati dalla salina.
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