L'olio di oliva trapanese. Le valli del DOP
Tremila anni di storia- Alba Allotta
- 3 giugno 2021
L’olio d’oliva trapanese s’è conquistata una sua Denominazione d’Origine Protetta. Un territorio nelle cui valli la luce raccoglie le ombre del giorno e le posa quiete su antichi ricami di ulivi. Una doratura brillante disegna sfumature chiare su terrazzamenti punteggiati da contorti fusti grigi. Un fiume lento di chiaroscuri rompe gli argini geometrici del paesaggio e infine, si perde in placide colline. L’ulivo in queste valli caratterizza da sempre il paesaggio.
L'oro verde che attraversa la storia
L’olio d’oliva trapanese in epoca antichissima è già la più importante risorsa economica della zona. I ritrovamenti di migliaia di anfore di epoche diverse costituiscono una testimonianza indiscutibile della sua diffusione. Molte commedie latine fanno riferimento alle grosse olive dell’agro ericino. Alla decadenza e alla caduta dell’Impero Romano seguirono secoli di abbandono.
Alle comunità religiose va dato il merito, dopo l’anno mille, di avere resuscitato piantagioni abbandonate all’incuria, destinate a confondersi in mezzo a rovi e sterpaglie. All’incremento della produzione contribuì anche la presenza di una folta colonia di ebrei, formidabili commercianti ma anche straordinari consumatori. L’olio d’oliva trapanese giunse fino al nord Europa attraverso le Repubbliche marinare; la sua qualità era riconosciuta da tutti, anche se il più delle volte veniva accreditata ingiustamente alla terra degli esportatori: Genova e Pisa.
La DOP: Cerasuola e Nocellara
La rivincita è del 1997, e si chiama Denominazione di Origine Protetta. Una vera rivoluzione, capace di smuovere il mercato e restituire il giusto orgoglio a tante aziende rimaste all’ombra dei committenti toscani e umbri.
Per fregiarsi della Dop “Valli Trapanesi” le varietà presenti da sole o congiuntamente negli oliveti devono essere del tipo Cerasuola e Nocellara del Belìce in misura non inferiore all’80%, il resto Biancolilla e altro. La produzione massima consentita è di 8000 chili per ettaro; resa massima di olive in olio non superiore al 22%.
Sapori intensi e alimentazione sana
L’olio d’oliva trapanese è il condimento ideale per una alimentazione sana e bilanciata. Il suo alto valore nutritivo è dovuto all’equilibrio perfetto di acidi grassi indispensabili alla crescita. Antiossidante, favorisce la formazione del colesterolo buono e previene molte malattie.
Le diverse caratteristiche pedoclimatiche presenti nel territorio e le differenti cultivar si esprimono in odori variamente fruttati, erbacei e mandorlati, con sentori di pomodoro e carciofo; sapori intensi, medi o delicati, aromatici o gradevolmente piccanti, sempre armoniosi e bilanciati.
Formidabile in cucina
L’olio d’oliva trapanese è fondamentale nei piatti tipici della cucina locale: la pasta con l’aglio, il couscous, gli spaghetti con l’uovo di tonno, il pane cunzato, il salamureci, la ghiotta, la cipuddata, in tutti gli stufati.
Un altro territorio di grande vocazione è quello della Valle del Belice, area geografica che denomina l’omonima Dop. Su questo versante, al limite della provincia di Agrigento, la coltivazione dell’olio risale ai greci della colonia di Selinunte. La cultivar che concorre principalmente alla sua produzione è la Nocellara del Belìce, presente negli impianti tradizionali per almeno il 70%. Le altre varietà sono la Giarraffa, la Biancolilla, la Cerasuola, la Buscionetto, la Santagatese, l’Ogliarola Messinese.
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