La Madonna del Giubino

Calatafimi tra fede, arte e paesaggio

Fede profonda, arte, storia, tradizioni, paesaggio. La Madonna di Giubino, Patrona di Calatafimi Segesta (insieme al SS Crocifisso), rinsalda attorno al suo culto l’intima essenza e il carattere degli abitanti del piccolo comune.

L’Eremo di Maria SS.ma di Giubino è un luogo cardine della devozione mariana di città; per le caratteristiche del territorio e la presenza di una grotta naturale fu abitato da eremiti già a metà del 1400.

L’Eremo rimane aperto tutti i giorni dalle 9 alle 15, eccetto sabato e domenica; dalla seconda domenica di luglio rimane aperto tutti i giorni dalle 9 alle 20 per accogliere fedeli e pellegrini. Posto sul colle Tre Croci si affaccia sulle rovine di Segesta, sull bosco di Angimbè, sui monti Sicani: un panorama che toglie il fiato e rinfranca la mente.

«Il popolo calatafimese - racconta Padre Giovanni Mucaria che presiede il comitato per i festeggiamenti - si riconosce in modo straordinario nella sua Patrona e si sente da Lei protetto nella vita quotidiana. In tanti ogni giorno vanno in pellegrinaggio all’Eremo di Giubino». L’edificio, datato 1495, è uno scrigno di devozione che custodisce nei mesi estivi il bassorilievo in marmo della Vergine, espressione tipica della spiritualità francescana.

La Madonna del Giubino - 1

Dalla terza domenica di settembre il bassorilievo della Madonna viene trasportato nel Santuario di città e ricollocato nella parte centrale del Trittico murato nell’altare maggiore; lì il simulacro della Vergine rimarrà fino alla seconda domenica di Luglio, giorno in cui viene riportato all’Eremo di Giubino. Sul Trittico campeggia la scritta “Ego elegi vos” (Io vi ho eletti), che racchiude la devozione della comunità alla Patrona.

Secondo leggenda il Trittico (attribuito a Francesco Laurana o a Giovannello Gagini secondo nuovi studi) venne trovato nel Bosco “Angimbe” e caricato su un carro. Dopo un percorso accidentato i buoi si sarebbero fermati “miracolosamente”, per volere della Madonna, a Giubino dove fu poi eretta una prima chiesetta annessa all’eremitaggio e lì collocato sull’altare maggiore. Un topos, quello del trasporto miracoloso e della scelta del luogo per volontà superiore, che nulla sottrae alla fede con la quale i calatafimesi celebrano da secoli la loro Patrona, che fu elevata a tale dignità nel 1655, quando il culto era già consolidato e la città fu salvata da un’invasione di cavallette (storicamente documentata). L’icona marmorea della Vergine fu all’epoca ritagliata dal Trittico murato sull’altare dell’Eremo per essere portata in processione e quindi ospitata in paese nella chiesa Madre, e poi nella Badia Grande.

«Nei giorni di festa che precedono la celebrazione della quarta domenica di settembre, si mettono in evidenza tutti quei segni che sono la vera storia della nostra Madonna» dice ancora Padre Mucaria. Elementi religiosi e di fede sono centrali, nel restituire l’autenticità del clima di festa ed il senso di comunità; giorni intensi durante i quali il borgo risuona di eventi, dei colori dei tipici carretti, della maestosa Rievocazione storica del miracolo della Madonna, della compostezza devozionale, delle sfilate di popolo, Maestranze e Ceti che culmineranno con la celebrazione Eucaristica e il trasporto in processione del simulacro.

Ph: Cascio Fotografia
Gianvito Gassirà - Graphic designer del Progetto Festa della Madonna di Giubino 2024

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