Marettimo: natura selvaggia e ... aragoste

La più lontana delle isole Egadi, Marettimo, è anche la meno abitata ed è rimasta, ancora oggi, la più integra e “naturale” delle tre isole Egadi.

Marettimo, verdeggiante si alza sul mare con i quasi 700 metri di Pizzo Falcone.

Articolati sentieri consentono una escursione fino alla sommità o almeno fino all’acuminata punta Troia con il castello. Il paese, sul mare, è minuscolo ed ha due approdi: lo scalo Nuovo, dove attraccano gli aliscafi ed i traghetti; lo scalo Vecchio, il porticciolo dei pescatori. Bandite le automobili ci sono solo pochi mezzi dei residenti.

A Marettimo, in passato si praticava oltre alla pesca anche un po’ di agricoltura e perfino un po’ di allevamento di ovini. Oggi tutta l’economia ruota attorno al turismo.

“Naturale,” aggettivo utilizzato per descrivere Marettimo, è tra virgolette perché fino a 40 o ancora 30 anni fa si poteva addirittura utilizzare il termine “selvaggia.”

Il turismo tra gli anni ‘70 ed ‘80 non era di massa e pochi frequentavano l'isola. Non c’erano residence, né alberghi, non c’erano B&B. Chi voleva trascorrere un po’ di tempo sull’isola doveva accontentarsi di trovare ospitalità presso le famiglie di pescatori o affittare dai primissimi pochi villeggianti che, a loro volta, avevano acquistato le abitazioni dei numerosi pescatori marettimari emigrati in Canada ed in Argentina dove praticavano la pesca dei salmoni e dei gamberi. Frequentata dai diportisti e dai locali villeggianti giornalieri (che a sera facevano ritorno a Favignana o a Trapani), i pochi stanziali dedicavano le serate alle stanche chiacchiere da bar, a preparare le cene a base di pesce acquistato al mattino dai pescatori.

L'isola dell'aragosta

Chi poco amava i fornelli invece si recava nell’unica trattoria del luogo dove si pasteggiava prevalentemente con aragosta. Non si trattava di un lusso ma di una scelta quasi obbligata.
Le secche attorno all’isola offrivano pesca abbondante di questo crostaceo che, quindi, per quasi un decennio, divenne la base delle pietanze confezionate nell’unica trattoria isolana.

Pasta all’aragosta, zuppa di aragosta, aragosta “vugghiuta” (bollita) o la più infrequente variante della aragosta “arrustuta” (cotta sotto la brace). Il tutto annaffiato con ottimo vino o anche birra. I puristi arricceranno il naso ma stiamo parlando dell'isola di Marettimo e non di Chez Maxim a Parigi, quindi lo champagne era bandito se non addirittura sconosciuto.

Il rapporto tra gli isolani e gli “altri”, superate le prime diffidenze, era franco ed aperto. L’ospitalità andava ben oltre l’aspetto economico. Oggi molto di questo clima s’è perso, tuttavia Marettimo rimane tra le tre isole Egadi quella che ancora conserva molto di quegli anni aurei del primo turismo, fatto di cibi genuini. La trattoria che prepara l’aragosta c’è ancora ed altre se ne sono aggiunte, ma oggi bisogna prenotare e si trova perfino lo champagne.