Palermo

Elena Cicardo 13 Settembre 2021

Araba e normanna, vivace e decadente, caotica e ammaliante. Sotto una luce abbagliante che la fa risplendere, Palermo è una sorpresa continua: accanto a un palazzo fatiscente appare un tesoro inaspettato, dietro a un portone scalcinato si nasconde una meraviglia barocca. Dentro di lei convivono mille anime e le diverse culture che qui si sono intrecciate nel corso dei secoli hanno dato vita a incredibili capolavori.

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Cicatrici e tesori. La storia di Palermo che devi conoscere prima di girare la città

Furono i fenici a fondare la città, battezzandola Ziz che in punico significa “fiore”. Quando i cartaginesi e i greci sbarcarono sull’isola, questa piccola colonia, nata sulle rive di una baia e circondata dalla fertile pianura della “Conca d’Oro”, crebbe d’importanza e fu rinominata Pànormos, “tutto porto”.

Fu conquistata dai romani, poi dai bizantini. Quando nell’831 d.C. finì sotto il dominio degli arabi, Palermo divenne la capitale di uno Stato tra i più fiorenti dell’epoca e poi, occupata dai normanni nel 1072, raggiunse il suo massimo splendore. Ruggero I d’Altavilla ne fece la sede di quello che veniva chiamato il “Regno del sole” e sotto il governo illuminato di Ruggero II, Guglielmo I e Guglielmo II, Palermo, colta e raffinata, sfoggiava la sua fierezza. L’unione della dinastia normanna con quella sveva che seguì mise lo scettro nelle mani di Federico II, cultore di scienze e letteratura. La sua corte era una fucina di idee. Qui nacque la famosa scuola poetica siciliana e la città divenne uno dei maggiori centri della vita intellettuale europea.

Dopo la sua morte, però, il figlio Manfredi fu sconfitto dagli Angioini, a cui seguirono gli Aragonesi. Nel 1734 Palermo divenne dominio dei Borboni fino all’Unità d’Italia. A inizio Novecento, i Florio e i Whitaker ne fecero trionfo della Belle Époque. Ma le guerre la annichilirono e la mafia che prosperò la imbarbarì con il malaffare e le speculazioni edilizie. Di tutto questo restano cicatrici e tesori, palazzi diroccati e autentici splendori di architettura, piazze malconce e angoli incantevoli.

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Panoramica Conca D'Oro - Ph: Jerome Bon

I posti più belli da vedere a Palermo

Palazzo dei normanni innanzitutto. Da sempre sede del potere, è conosciuto anche come Palazzo reale e all’interno delle sua mura è concentrata la storia della città. Edificato su un palazzo degli emiri arabi, custodisce la Cappella Palatina, rivestita di lastre marmoree e di bellissimi mosaici bizantini.

L’adiacente Porta Nuova apre al Cassaro, ovvero via Vittorio Emanuele, la strada più antica di Palermo. Percorrendola tutta fino a Porta Felice che si affaccia sul mare ci si imbatte in un’esplosione di bellezza. A partire dalla Cattedrale, con il suo affascinante intrico di cupole, torri e merlature da osservare da ogni angolazione. Questa meraviglia arabo-normanna è il risultato di architetture che, a partire da una moschea, si sono stratificate in un millennio. Si possono visitare anche i tetti e ne vale davvero la pena.

Continuando a scendere verso il mare, ci si trova catapultati in un elegante salotto a cielo aperto di cui godere con il naso in su. Questo spazio secentesco, detto “Teatro del Sole”, è uno dei posti più suggestivi della città. È qui che il Cassaro incrocia la perpendicolare via Maqueda e prendono vita i Quattro Canti. Siamo nel cuore del centro storico, al centro del centro, e dietro ogni canto si srotolano i quattro quartieri storici della città: l’Albergheria a sud, il Capo a ovest, a nord LaLoggia (Vucciria), a est la Kalsa.

Basta fare qualche passo più in là e appare Piazza Pretoria, detta anche “Piazza della vergogna”, in tutta la sua magnificenza, con la sua fontana, creata in origine per un altro posto, che la occupa quasi per intero. Girando l’angolo troviamo la più famosa e bella chiesa medievale di Palermo, la Martorana con il suo imponente campanile. E accanto le caratteristiche cupole rosse della chiesa di San Cataldo, come quelle della chiesa di San Giovanni degli Eremiti, uno dei simboli della Palermo arabo-normanna.

Continuando la nostra discesa verso il mare arriviamo a Piazza Marina che si anima la domenica mattina con il famoso mercatino delle pulci. È su di lei che si affaccia Palazzo Chiaramonte Steri, oggi sede del rettorato dell’Università. Un austero edificio che ospitava l’Inquisizione e che oggi contiene “la Vucciria”, il celebre quadro di Renato Guttuso. Poco più in là, Palazzo Abatellis, custodisce altri due grandi capolavori: il Trionfo della morte e l’Annunziata di Antonello da Messina.

Siamo nel cuore della Kalsa, dove continua a vivere anche la tradizione palermitana dell’opera dei pupi, grazie al Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino. E dove si può ammirare lo Spasimo, la chiesa fatta di pietre e cielo. Alle sue spalle, un luogo incantato di cui non tutti coloro che visitano la città conoscono l’esistenza. Eppure passeggiare tra l’Orto Botanico e l’adiacente Villa Giulia è un viaggio onirico che tutti dovrebbero fare.

E poi non si possono di certo perdere il Palazzo della Zisa, “Al-Aziza” ovvero la splendida, il Teatro Massimo, il teatro lirico più grande d’Italia e terzo in Europa, i cui lavori iniziano nel 1875 sotto la direzione di Giovanbattista Filippo Basile e furono completati dal figlio Ernesto, grande esponente del Liberty. E il teatro Politeama, progettato da Giuseppe Damiani Almeyda.

I mercati di Palermo

Colorati, chiassosi e pieni di prelibatezze da gustare, i mercati storici di Palermo meritano un capitolo a parte, cominciando da Ballarò, il più antico. Multiculturale ed effervescente, qui il mondo arabeggiante del suq convive con il barocco siciliano di Casa Professa all’apice delle sue espressioni. Il Capo è il mercato del pesce per eccellenza. Vi si accede dalla trecentesca Porta Carini per poi perdersi nel groviglio di stradine. La Vucciria ormai di mercato ha ben poco, ma piazza Caracciolo e piazza Garraffello, con la Taverna Azzurra come tappa obbligatoria, sono un luogo di ritrovo simbolo della città, fino a notte fonda.

Perdere la testa per lo street food di Palermo

La cucina tradizionale palermitana è ricchissima e prelibata. Ma per entrare davvero in simbiosi con la città si deve provare il suo cibo di strada. D’altronde Palermo è tra le prime cinque città con il miglior cibo di strada del mondo. Si mangia ovunque, a tutte le ore. Panelle, cazzilli e crocchè, rascatura, pane con la milza e sfincione, arancine e polpo bollito, pollanche, frittola e babbaluci, quarume e stigghiola. E per quanto riguarda i dolci, c’è un posto segreto dove assaggiare i più buoni della città. Seguono ricette antichissime e a prepararli sono le monache del monastero di Santa Caterina a piazza Bellini.

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