Poggioreale

La chiamano La Città Fantasma, Poggioreale antica, che porta impressa nel suo tessuto urbano e viario i segni funesti del terremoto del 1968.

Poggioreale - 1

C’è una Poggioreale “nuova” e una “antica”, due facce della stessa medaglia, due luoghi che vivono di vita propria, rispettandosi a vicenda. Dove finisce l’una comincia l’altra, da un lato sta il passato dall’altro il presente.

La città vecchia, devastata in maniera irreversibile dal terremoto, profuma di storia, le rovine circostanti suggestionano e affascinano allo stesso tempo, qua e là, sepolte tra le macerie, si scorgono “pezzi della vita che fu”: ornamenti degli edifici, banchi di scuola, utensili antiquati…

Poggioreale antica preserva pressoché immutata la sua originaria struttura, ben distinguibili sono gli edifici scolastici, il teatro, la Piazza centrale “Piazza Elimo”, l’Abbeveratoio, la Chiesa madre, l’Ospedale, il Palazzo dei Principi, desolate nicchie originariamente contenenti altari votivi, un susseguirsi di case venate da crepe...

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L’atmosfera spettrale di Poggioreale antica, l’ha resa negli anni, “set cinematografico”, l’illustre regista Giuseppe Tornatore ha utilizzato la città vecchia per girare alcune scene del film “L’uomo delle stelle” e “Malena”.

La nuova Poggioreale sorge a pochi chilometri dalla “vecchia”, lungo il percorso della Valle del Belìce. La modernità camuffa il passato, l’architettura è lontana da quell’arcaica del 1600, scevra di quei vicoli, di quelle piazzette e di quei cortili storici in cui si svolgeva la vita dei “vecchi” abitanti.

Poggioreale nuova e antica si ricongiungono nell’appartenenza ad un’unica provincia, quella di Trapani.

Storia di Poggioreale

Il nome Poggioreale deriva dal latino “podus regalis” cioè poggio del Re.
Il paese, originariamente centro agricolo, fu fondato nel 1642 da Francesco Morso, marchese di Gibellina che nel 1643 fu insignito del titolo di Principe di Poggioreale. Testimonianze storiche del suo passato risalgono già al 339 a.c., in occasione della Battaglia di Crimiso, combattuta vicino al luogo in cui è stata ricostruita la città dopo l’apocalittico sisma.

Tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 un terremoto di magnitudo 6,4 si abbattè su vaste aree della Sicilia Occidentale tra cui la Valle del Belìce. La città fu lacerata, le vittime complessive variano: secondo alcune fonti furono 231 e i feriti oltre 600. L’opera dei soccorritori fu ostacolata dalle lacerazioni della terra che rendevano impossibili i collegamenti con i paesi colpiti; i molti ritrovati nelle macerie, furono smistati tra gli ospedali di Palermo, Sciacca e Agrigento.

Il terremoto del 1968 scavò una maglia ancora più larga, mettendo in evidenza le pecche di quelle zone della Sicilia occidentale che vivevano in una evidente condizione di arretratezza. Le abitazioni costruite in tufo, si erano drammaticamente arrese, stremate dall’intenso tremolio del sisma.

Oggi Poggioreale antica, è divenuta un luogo di “passaggio” turistico.

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Molti, affascinati dalla bellezza spettrale di questo luogo, giungono per respirarne l’aria intrisa di malinconica quiete.

Luoghi da visitare a Poggioreale Nuova

L’epicentro della città moderna, in Piazza Elimo, ha le sembianze dell’agorà greca, è stato progettato dal noto architetto Paolo Portoghesi che, ispirandosi a modelli classici, ha dato nuova vita agli elementi architettonici e agli usi cromatici del passato.

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Dello stesso architetto è il Municipio con l’alta Torre dell’orologio. Di particolare interesse sono anche la Cappella di Sant’Antonio, realizzate da Franco Purini e la “Fermata dell’Autobus”.

Il paese dista 67 km da Trapani. Sorge nella Valle del Belice, vicino al fiume omonimo.

Cosa mangiare a Poggioreale

La secolare tradizione agricola ha reso Poggioreale, leader nella produzione di pregiati formaggi, olio e vino di qualità.

Tra le delizie più richieste spicca la “Vastedda del Belìce” uno dei pochissimi formaggi ovini, prodotto con latte ovino, lavorato con la vetusta tecnica della filatura. Molto apprezzati sono anche il “Picurinu” (pecorino) e il “Primo sale”.

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Affacciati sulla valle del fiume Belìce si trovano anche vari vigneti da cui si producono vini di eccellente qualità nelle varianti Catarratto, Zibibbo e Nero d’Avola. Varie aziende in loco, possiedono grandi estensioni di alberi d’ulivo della specie Nocellara del Belice, con cui producono un intenso e saporito olio.

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